SASSOCORVARO e la ROCCA UBALDINESCA

Sassocorvaro

Oggi è un giorno speciale… finalmente siamo andati alla rocca di Sassocorvaro che ci ripromettevamo da un anno…

Queste sono le gite che piacciono a me, luoghi in cui la Storia, l’entusiasmo di chi dedica del tempo a raccontarla e l’affetto per il proprio territorio si mescolano.

Andando in Carpegna passiamo sempre davanti ad un cartellone che pubblicizza la Rocca e abbiamo sempre temporeggiato, sbagliando ovviamente.

La Rocca pare sia la costruzione più enigmatica ed emblematica di questo periodo storico e chiamarla Rocca è sicuramente un po’ riduttivo per tanti dettagli che vi spiegheranno durante la visita.

È una costruzione rinascimentale ed è principalmente un forte militare, ma non solo…

È stata, nel passato più recente, anche residenza signorile e residenza utilizzata dal clero.

All’interno è presente anche una bomboniera di teatro che è una favola più moderna, ma non per questo meno affascinante.

Il teatro all’interno della Rocca

Tornando a noi, durante la visita, vi spiegheranno che in questa famosa struttura è molto forte il legame con l’alchimia e l’esoterismo ed è possibile, prenotando, fare una guida mirata che mette in evidenza la parte misteriosa della rocca.

Questo tipo di esperienza dura circa un paio d’ore ed è prenotabile anche per poche persone.

Presto voglio sperimentare la visita da questo punto di vista, anche se comunque durante la spiegazione ‘tradizionale’ ne fanno degli accenni.

Fu costruita su progetto di Francesco di Giorgio Martini (poi ‘rinnegata’) nei primi anni del suo servizio come architetto ed ingegnere militare del Duca Federico da Montefeltro. 

Oggi diremmo che aveva avuto l’esclusiva di costruirne diverse anche se poi, questa Rocca nello specifico, non l’ha mai menzionata in quanto si pensa che abbia ricevuto molte ingerenze e non abbia potuto seguire per intero i dettami dell’architettura volta alla difesa militare.

Struttura strategica anche alla luce della variazione delle tecniche belliche.

Era comparsa la bombarda e questa architettura le ha permesso di mantenersi integra anche durante la seconda guerra mondiale.

Ma lasciamo il racconto della storia a persone più competenti in materia..

Sono ammessi anche gli amici a 4 zampe a patto che siano muniti di museruola.

non riesco a non svelare troppo della Rocca, racconterei di ogni singola cosa dato l’entusiasmo..

Dall’architettura, alle riflessioni sociali, alla passione di chi accompagna nella visita, senza dimenticare la collocazione storica e mille altre sfaccettature che toccano anche un passato a noi più vicino come il secolo scorso.

durante la Seconda guerra mondiale la fortezza fu destinata a proteggere oltre 10.000 capolavori d’arte provenienti da molte parti d’Italia.

Molto curioso anche il racconto di come queste opere, grazie a Pasquale Rotondi, con un po’di astuzia, furono fatte recapitare in Vaticano, addirittura scortate dai tedeschi.

Sassocorvaro, in generale, per me è stata una grande scoperta.

Ovviamente la Rocca è la cosa che ci ha rapito di più ma curiosando tra i vicoli è un incanto.

Uno scorcio del borgo di Sassocorvaro

Per i più romantici, la chiesa in cui sono presenti le spoglie di San Valentino, è una tappa inevitabile.

Proprio nel giorno di questa ricorrenza (14 febbraio) è visitatissima.

La diga di Mercatale è bellissima e fa da cornice a questo incanto.

diga di Mercatale

Affacciandosi, da veri ‘ficcanaso’, sulla soglia di una porta, abbiamo trovato anche foto d’epoca che fanno da sfondo ad una targa che cita ‘la civiltà che sudava’.

È una raccolta di vecchie foto che ritraggono persone che lavoravano nei campi, tutta la dignità di una generazione che aveva sani principi e faticava per mettere il pane in tavola ma con gli occhi fermi e decisi. Momenti che sembrano dimenticati nel tempo..

la civiltà che sudava

Sono presenti anche altre cose in questo borgo, che sarà il mio rifugio spirituale, ora che l’ho scoperto, ma Il bello di questi paesi è proprio ‘cacciare il naso’ in giro e rimane sorpresi ad ogni angolo.

D’altra parte io non sono la guida Michelin!

Ci vediamo in giro!

una ‘chicca’ della Rocca

MUSEO DEL BALÌ

A 15 km da Fano, in una bellissima Villa settecentesca, esiste un museo per bambini e adulti spettacolare.

Il museo del Balì, un museo dove la scienza viene messa in pratica per far comprendere meglio i principi della matematica, fisica e chi più ne ha più ne metta.

Il Balì era da tempo nella lista dei nostri progetti e finalmente ci siamo decisi.

Al suo interno tutto è da sperimentare, fare e toccare.

Per i bambini è l’ideale ed esiste, per ogni esperimento, una cartellonistica semplice ed accattivante e per gli adulti curiosi invece c’è la possibilità, inquadrando il QR code, di avere informazioni più approfondite.

La visita dura circa un’ora e mezzo ed è fondamentale prenotare l’orario di ingresso.

Gel sanificante si trova ad ogni angolo per potersi disinfettare dopo avere provato i ‘giochi’ interattivi.

Tutte le stanze del museo sono tematizzate. C’è la sala dedicata alla vista, all’udito, alla terra, alla percezione visiva, alle leve, alla matematica e tanto altro.

È presente anche un percorso sensoriale molto curioso.

La punta di diamante della visita, a mio parere, è la visita al planetario.

In base all’orario di ingresso al museo, viene attribuito un turno di visita a questo luogo magico.

Pochi minuti prima dell’inizio della proiezione, dagli altoparlanti si sente l’avviso che informa per quale turno di ingresso ci si può recare  in questo luogo affascinante.

Le stelle e le costellazioni mi hanno sempre affascinato ed in questo modo è stato possibile osservarle da vicino.

Siamo stati letteralmente rapiti da questo cielo stellato ma non voglio svelare troppo perché merita la sorpresa. 

Mia figlia è uscita entusiasta e noi di più.

Il personale è gentilissimo ed ogni tanto il ragazzo del museo, che ci ha accolti all’ingresso, faceva capolino per domandare come andasse la visita o se volevamo qualche informazione in più.

Certamente gli stimoli non mancano e per i bambini è un modo divertente per capire che tutto quello che fanno, sentono e vedono ha una spiegazione logica e scientifica.

La visita a questo museo ve la consiglio di cuore è veramente una esperienza unica per i bambini e non solo per loro.

Nota da non sottovalutare:

prima di entrare nel giardino del museo c’è un grande parco ombreggiato dove è possibile fare un picnic o in alternativa c’è un singolare chiosco di piadine buonissime. Dimenticatevi impasti al farro, bio o altro. La piadina è una sola ed è quella sfogliata…. buonissima.

Non sono nemmeno sicura che ci sia la possibilità di pagare con bancomat o carta, di sicuro qualche euro nel portafoglio non guasta mai..

Non resta che sperare di avervi affascinato, ne vale assolutamente la pena.

ci vediamo in giro

MONTECOPIOLO -IL MONUMENTO AGLI AVIATORI NELLA FAGGETA-

A volte succede che non hai voglia di fare nulla ma fortunatamente il richiamo della curiosità vince su tutto e la pigrizia se ne va.

Avevamo solo un programma…una bella grigliata annaffiata da birra fresca ( perché non esiste grigliata senza birretta) con relative chiacchiere su vari temi tipo quanto sarebbe bello se… per me sognare un po’ non guasta mai, e non serve dormire per farlo..

Quindi, andando dal nostro fornitore di viveri preferito, abbiamo deciso di fermarci lungo la strada in una bellissima faggeta secolare e l’occhio cade immediatamente su di un cartello, che indica la strada, all’interno di un famoso percorso, verso un monumento distante 10 minuti di cammino, decidiamo che, dato le ultime performance di Stella, si può affrontare..

Il percorso si snoda all’interno di una Faggeta secolare di una bellezza incredibile come è incredibile pensare che questa vegetazione un tempo ricopriva tutto il monte Carpegna.

 

In questo bosco c’ero già stata in autunno quando i colori malinconici di inizio inverno le donavano un fascino incredibile. Rosso, arancione, marrone e verde, una tavolozza di colori che si mischiano sotto l’azzurro di un cielo limpido… questo lembo di bosco è famoso proprio per gli amanti di fotografia, come dargli torto ..

Camminando in un tragitto non complicato ci imbattiamo nel monumento che stavamo cercando, ben segnalato.

Racconta una storia triste un po’ datata.

Era dicembre del 1989 e due caccia F104 (questi caccia erano chiamati ‘bare volanti’) dell’aeronautica di Rimini scompaiono dai radar.

Si teme subito il peggio.

La situazione atmosferica è difficoltosa, cade un fitto nevischio che rende difficile qualsiasi operazione.

Emergono un paio di segnalazioni che identificano approssimativamente il luogo dell’incidente a Montecopiolo.

Un forte boato e fuoco dal monte situato tra le Marche, la Toscana e l’Emilia Romagna.

Si spera che siano riusciti ad attivare il comando di espulsione ma nel frattempo è sopraggiunto il buio, gli elicotteri non possono volare, le condizioni meteo, anche nel caso si siano espulsi, lasciano poche probabilità di salvezza.

Vengono impiegate 150 persone per il recupero, tra carabinieri, vigili del fuoco ed esercito.

I resti dei velivoli vengono trovati  24 ore dopo lo schianto…

Nessun superstite..

Pare volassero troppo basso a causa del maltempo e che il monte abbia ostruito loro il passaggio.

Questo monumento ricorda la tragedia, la loro vita e la loro precoce fine.

Tutt’ora, quando vengono trovati resti dell’aereo (fili elettrici, pezzi dei comandi ecc..) vengono posizionati sul monumento in segno di rispetto.

Era impossibile per me non cercare la loro storia che tuttora aleggia nell’aria, e non raccontarla.

Impressiona che dal lontano 1989 ancora si possano trovare residui di questa tragica fatalità.

A 5 minuti di passeggiata dal faggio secolare.

Buon riposo aviatori.

 

È particolare sentire che ogni luogo abbia una storia da raccontare.

Non tutte le storie, per fortuna o purtroppo si conoscono, di sicuro tutti i luoghi meritano rispetto.

Ci vediamo in giro

 

foto della faggeta secolare di Pianacquadio con sole che filtra tra gli alberi verdi

 

SENTIERO CAI 104 CARPEGNA

  • Noi 4 alla croce del monte Carpegna

Quest’ estate sembra proprio non voler partire…il sole continua a nascondersi dietro le nuvole…

Abbiamo approfittato, quindi, per fare una bella passeggiata che ben presto si è trasformata in qualcosa di più impegnativo.

Ci siamo svegliati prima del solito e stranamente eravamo fuori dalla nostra roulotte ad un orario decente.

Solita colazione al Cippo, abbiamo messo le scarpe da trekking e via per un giretto nei percorsi, un giretto tranquillo all’inizio…

Abbiamo iniziato il percorso CAI 104 che dal Cippo arriva al monte Carpegna. Fino alla fine del percorso 104A tutto bene poi, l’avventurosa di casa, che ha sei anni, ha deciso che voleva arrivare in alto prefiggendosi un obbiettivo…la croce del monte Carpegna. 

Per arrivare sulla cima, finito il percorso 104A, abbiamo preso il 104 che è stato un po’ più impegnativo.

Salite molto ripide e di conseguenza, al ritorno discese impegnative.

Non sono assolutamente esperta di livelli di difficoltà ma credo di aver fatto partire la piccola con il botto.

Non siamo partiti dal paese di Paterno ma dal ‘campeggio il Cippo’ tagliando quindi un pezzo di percorso, con bambini piccoli al seguito lo consiglio (soprattutto se non sono abituati a camminare).

Devo dire onestamente che è un’esperienza assolutamente da fare con i bambini.

Qualsiasi sia l’arrivo, dopo tutta la fatica, arrivare all’obbiettivo ha il sapore della soddisfazione. Felicità e liberazione, ovviamente, la fanno da padroni rendendo magica l’impresa che in questo caso coincide con un premio per occhi e cuore…..il panorama è speciale…

Molto importante avere scarpe con suola scolpita ,acqua e qualcosa da mangiare.

Da non sottovalutare la presenza di vipere (che abbiamo incontrato) quindi consiglio di rileggere il manuale delle giovani marmotte (che io da piccola ho consumato) e non spostare pietre a mani nude, non sedersi su massi o tronchi senza aver controllato ecc.. ecc…

La natura regala tantissimo ma va trattata con rispetto..ci vediamo in giro!

 

CHIESA DI SANT’ARDUINO – PIETRARUBBIA

chiesa pericolante di Sant'Arduino da lontano, scorcio con gli alberi intorno e cielo nuvoloso

Ed eccoci di nuovo qui…

Dopo l’ennesimo periodo di fermo e come sempre un po’ per caso, venerdì un’amica mi ha inviato un articolo molto interessante per me. Si parla di una chiesa  sconsacrata e abbandonata a Pietrarubbia avvolta dalla vegetazione e su di un Eremo con il medesimo nome (Eremo di Sant’Arduino).

Si trova in una posizione molto bella, raggiungibile con una camminata nella natura  poco impegnativa (noi l’abbiamo fatta con mia figlia di 6 anni). Ci abbiamo impiegato circa 40′ ad andare (abbiamo sbagliato a seguire il percorso che non è segnalato e nemmeno battuto nell’ultimo tratto) e 20′ per il ritorno.

Siamo andati seguendo il navigatore per la chiesa di Sant’ Arduino ma, quando serve, ti dice di girare a destra dove è presente un bel muro che aspetta che tu l’ attraversi!

Scherzi a parte siamo andati per tentativi ed abbiamo avuto la fortuna di incontrare delle persone gentilissime.

La zona in cui abbiamo lasciato la macchina è Ca’ Bosco.

Una signora, veramente gentile, ci ha autorizzato a lasciare l’auto nella sua proprietà e ci ha indirizzato con preziose informazioni.

Dopo aver costeggiato le case, un orto ed un bellissimo campo fiorito, inizia il ‘sentiero’. È necessario andare un minimo attrezzati perché il sentiero è selvaggio, l’erba è alta, ed i pantaloncini, a mio modesto parere, sono sconsigliati.

una parte diroccata e pericolante della chiesa in mezzo al verde

Dopo la nostra passeggiata tra tane di istrici (il mio compagno e mia figlia in queste situazioni si trasformano in guru di Superquark) e bellissimi campi in fiore, finalmente scorgiamo lei…

Una struttura molto pericolante, un campanile senza campane ed una storia muta che non può parlare.

Prima di cercare questo posto ho cercato tra varie informazioni e la storia mi ha subito rapita. Si parla di una chiesa che, in seguito ad un crollo del pavimento, ha portato alla luce una cripta sotterranea. Una chiesa caduta in declino in seguito al mancato rinnovamento del parroco, all’abbandono delle case da parte delle famiglie di agricoltori e, non meno importante, saccheggiamenti di oggetti sacri e distruzione di alcune parti in cerca di tombe da saccheggiare. L’esistenza della cripta sotterranea, venuta alla luce con il crollo, era conosciuto anche in passato.

In questa cripta sotterranea sono stati trovati circa 65 scheletri, intatti, ancora in sacchi di canapa e lino relativi alla sepoltura, con vestiti risalenti al ‘500. Era presente anche un affresco che è stato rimosso e portato ad Urbino.

Avevamo già visitato il castello di Pietrarubbia ma questo angolo di pace ci era proprio sfuggito. Un vero peccato che sia mantenuto in questo stato pericolante anche se un po’ di tempo fa erano iniziati i lavori di restauro ma purtroppo mai terminati. C’è un cartello del cantiere degli anni ’90 abbandonato in mezzo alla natura che è cresciuta intorno.

Mi hanno segnalato in seguito, che sono presenti altri percorsi per raggiungerla non ufficiali (le persone che abitano nelle vicinanze ci hanno raccontato che loro passano attraverso i campi) ma noi abbiamo preferito non rischiare di perderci.

Non resta che incoraggiarvi a fare un giretto a Pietrarubbia e magari ci vediamo in giro..

Un esempio del sentiero nell’ultimo tratto

cartello giallo con disegno della chiesa in cui avverte che è pericolante parte ristrutturata della chiesa

 

HALLOWEEN CON BIMBO IN TREKKING

 

Un tranquillo weekend di halloween tra ragazze.

Una ‘ 3 giorni ‘ nella nostra mitica roulotte in Carpegna con una piccola avventura nel bosco insieme a ‘Bimbo in trekking’.

Ho aspettato un po’ a scrivere questo articolo perché speravo di poterlo arricchire con un’ altra esperienza di trekking ma dato il momento mi sono dovuta purtroppo fermare..

Devo fare una premessa, mia figlia mi ha chiesto molte volte di poter andare per case a festeggiare Halloween ed io, che quest’anno glielo avevo promesso e non volendo deluderla, per caso, mi sono imbattuta in una loro pubblicità su fb in cui parlavano di questa scuola di magia per bimbi.

Nel bosco, all’aria aperta ed in totale sicurezza… perfetto!!

È stata la migliore scelta che potessi fare, lei si è divertita come una matta, gli organizzatori sono stati fantastici.

Hanno organizzato, a fine giornata, anche una merenda nel bosco al buio con tanto di cioccolata calda, caffè, pane e cioccolato ecc… l’unica luce era quella delle torce e piccole lanterne create da loro, molto suggestivo per chi ama la natura.

Veramente un’ esperienza che non dimenticheremo facilmente.

all’interno della faggeta

 

Io per prima sono tornata bambina ed è un’esperienza che diversamente non avrei mai fatto, avendo un senso dell’orientamento praticamente inesistente.

Chi merita è giusto che venga conosciuto e nel mio piccolo ho trovato giusto farlo.

Bimbo in trekking organizza (quando non ci sono restrizioni) moltissime cose in zona Marche ed Emilia Romagna ed il mio consiglio è quello di provare queste belle esperienze per tutta la famiglia.

Il bosco era quello della faggeta di Pianacquadio all’interno del parco Sasso, Simone e Simoncello. Un bosco che anche da solo merita una visita.

I ragazzi di ‘bimbo in trekking’ hanno organizzato per bambini e non, una giornata di trekking con guida. Immancabile l’incontro con personaggi fantasiosi, incantesimi, magie e ‘prove’ da superare. Hanno avuto anche la loro bacchetta magica come diploma!

Bravissime le guide anche a cogliere il momento giusto per fare nuove esperienze. Quella sera c’era la luna piena ed hanno proposto di spegnere le torce per vivere il buio del bosco, una bel momento per rendersi conto che la natura ha tutto quello che serve.

Veramente da 10 e lode per creare bellissimi ricordi che accompagneranno i bimbi tra le storie di famiglia.

Mia figlia era il ritratto della felicità ed io mi sono divertita molto, non vediamo l’ora di potere fare un’altra esperienza simile, chissà, magari portiamo anche il babbo ed il nostro cagnolone..

Ci vediamo in giro!

MUSEO DELLA CARTA DI FABRIANO E TANTO ALTRO

Partenza per il week-end, io e la mia compagna di avventure, obbiettivo museo della carta di Fabriano.

Mi hanno parlato molto bene di questo museo e quindi l’ho incluso nella lista.

Fabriano si trova a 15 minuti di strada da Frasassi,  e volendo includere nuovamente le grotte (anche se ci ero già stata), e volendo visitare tutto quello che esiste intorno nel raggio di 1 Km che mi ha incuriosito come il Tempio del Valadier, l’Abbazia di San Vittore ecc…, la soluzione più ovvia per me era ‘fare base’ in questa città molto carina.

Fabriano in generale offre molto, è bello anche perdersi nei vicoli della parte vecchia o girare il centro alla ricerca di un ristorante.

Le persone che abbiamo incontrato sono state molto gentili e cordiali, anche nell’aiutarci alla ricerca di un gommista. Quando si ‘gira’ capitano anche piccoli inconvenienti di percorso…

                                                               

La gita è iniziata dal tempio del Valadier e credo che la passeggiata in salita per arrivare in cima resterà negli annali (non siamo molto sportive e l’abbiamo presa con troppa euforia iniziale che ci ha distrutto 😊 ).

Appena arrivate, dopo la ‘scarpinata’ abbiamo trovato l’Eremo di Santa Maria Infra Saxa ed il tempio del Valadier, sembra di essere catapultati in un luogo surreale. Parzialmente scavato nella roccia, l’Eremo, ha tutto il fascino dell’introspezione.

 Non so perché ma a me questi luoghi mistici fanno sempre pensare…

                                                   

Ci tenevo particolarmente a vedere il Tempio del Valadier perché vedendo le foto di questo luogo così particolare, aveva sicuramente attirato la mia curiosità.

Se ci si trova in zona un giro è d’obbligo, è un luogo di grande intensità, sia per lo scenario circostante sia per la bellezza e la particolarità della costruzione ed il luogo in cui è ‘incastonata’.

Seconda tappa le grotte di Frasassi, delle quali ho già parlato in un altro articolo http://civediamoingiro.it/category/regione-marche/blog-regione-marche/ .

La tabella di marcia prevedeva, per il giorno successivo, il famoso Museo della carta di Fabriano. Abbiamo prenotato, come ormai è necessario fare ovunque, tramite il sito internet che è l’unica scelta possibile. Per qualsiasi informazione potete comunque telefonare al museo e vi daranno tutte le istruzioni del caso.

 La visita è esclusivamente guidata ed è possibile scegliere l’orario della visita o, se interessa, abbinare un laboratorio didattico.

In tempi pre-covid i laboratori prevedevano ‘classi’ di bambini che, tra le altre cose, prevedevano la spiegazione dell’importanza del riciclo attraverso la trasformazione della carta usata e la produzione di oggetti di arredamento in cartone ecc…, ora, il laboratorio, è stato ridotto ad una prova manuale di produzione della carta con il metodo che viene illustrato durante la visita.

E’ stato un bellissimo viaggio nella storia, dai ‘macchinari’ dell’epoca all’innovazione portata dalla rivoluzione industriale, passando per il lavoro artigiano e delle filigrane.

Viene spiegato tutto il processo, sia vecchio che nuovo, la differenza tra le varie carte e la differenza dei materiali utilizzati in base al prodotto che si deve realizzare.

Arte allo stato puro…

Ci hanno spiegato anche il misterioso mondo delle banconote, le filigrane, le differenze tra banconote nuove e banconote vecchie, attraverso anche una dimostrazione visiva con l’uso di una lampada particolare che esalta alcuni dettagli che scoprirete nella visita.

Dire filigrana è riduttivo, io non immaginavo assolutamente che quello che si poteva osservare mettendo le lire controluce, fosse il risultato di una vera lavorazione artigianale. Per creare uno stampo si parte e si partiva dall’incisione del volto o dell’immagine desiderata, sulla cera…

Il mastro cartaio all’opera è da 10 e lode, usando tecniche antiche, con tutta l’esperienza di una vita intera, produce fogli davanti agli occhi curiosi dei visitatori.

Questa operazione è fondamentale per spiegare le fasi successive ed è molto interessante vederlo in azione.

Posso solo che consigliare la visita che dura circa un paio d’ore.

Purtroppo il tempo è sempre poco quando si visitano luoghi nuovi e ci sarebbe piaciuto includere nel giro anche il museo del pianoforte storico e del suono ma all’atto della prenotazione ci siamo accorte che va fatta almeno 5 giorni prima.

Che peccato!! Sarà sicuramente una buona scusa per tornarci…

Ci vediamo in giro

EREMO DI CARPEGNA E SANTUARIO DELLA MADONNA DEL FAGGIO

Oggi parlerò dell’eremo di Carpegna. 
Da una parte la pace assoluta con le sue regole e quella introspezione che ti prende contro la tua volontà e, a volte, può portare qualche riflessione in più, tipico dei santuari.
Dall’altra parte, ti mostra impianti sciistici chiusi (in questa stagione) con il suo rifugio barricato con assi di legno, seggiovie ferme ecc… Anche se in quel posto specifico, non ci sei mai stato, è facile rendersi conto dei cambiamenti tra estate ed inverno.

Per me l’Eremo rappresenta la tranquillità e un senso di libertà unico.

Quando si alza lo sguardo, gli occhi vengono rapiti (in estate ed in primavera) dai suoi meravigliosi fiori di campo lilla e gialli ed i suoi infiniti prati verdi. In primavera abbiamo trovato una quantità indefinita di ‘soffioni’ e ci è piaciuto, anche se per pochi secondi, tornare bambini e lasciare volare nell’aria i suoi semi ed ovviamente abbiamo espresso moltissimi desideri.

Il nostro cagnolone ha molto gradito questa tappa. Non l’ho mai vista correre così scatenata.

Ci siamo andati più volte e non abbiamo mai incontrato molta gente, per non dire molto poca.
Da questo posto partono alcuni sentieri per camminare o altro ed uno di questi si collega al ‘Cippo’.


Ospite di questo angolo di serenità è il santuario della Madonna del faggio. 
Una minuscola chiesina molto bella e molto suggestiva del XII secolo a 1415 metri di altitudine, una vera bomboniera!
Si narra che sia stato costruito in questo luogo perché è il posto in cui l’immagine della Madonna, rimossa da un faggio, sia tornata al luogo di origine miracolosamente.
A prescindere dal pensiero e dal credo è un luogo molto suggestivo, in cui il silenzio regna sovrano. Veramente carino e curato, sugli alberi che conducono all’entrata sono state posizionate moltissime casette per gli uccellini oltre ad essere scolpite sulla pietra delle immagini che accompagnano all’entrata. Vi posso dire che, inserito in una bella passeggiata tra i boschi, è la famosa ciliegina sulla torta.


Tra gli impianti e il santuario c’è anche una fontanella con acqua ghiacciata, ma veramente gelata… per fare bere il nostro cagnolone, avendo dimenticato la ciotola, abbiamo messo le mani ‘a coppa’ e ci è venuto un male alle mani pazzesco, è veramente freddissima!

Abbiamo scoperto o riscoperto l’Eremo di Carpegna per caso (io ci andavo da piccola con i miei genitori quando faceva la neve). Poco prima di arrivare sulla vetta e passato il lago ed i meravigliosi fiori di campo, e seguendo le indicazioni l’abbiamo trovato velocemente.

Siamo tornati in seguito più volte a fare una bella passeggiata. Siamo andati in cima, dove arrivano le seggiovie ed abbiamo proseguito verso il sentiero che porta alla croce del monte Carpegna, una bella passeggiata. In cima all’ombra di un albero abbiamo fatto un bel pic nic ed in seguito abbiamo proseguito lungo il sentiero fino ad arrivare nuovamente al parcheggio.

Una bella giornata rilassante che ripeteremo sicuramente, se passate in zona merita una visita.

Ci vediamo in giro!

IL CONVENTINO DI GRADARA

    

Esiste un luogo magico a due passi dal castello di Gradara… è chiamato ‘il Conventino’.

Ho avuto il privilegio di visitarlo interamente ed ancora ho nel cuore alcuni dettagli…

Un luogo speciale dove Natura Storia e Magia si incrociano. Sì Magia è decisamente la parola giusta, in collina, vista mare. Quando dal porticato si procede verso la vigna (che  si trova lungo le pendici della collina a scendere), si apre il paesaggio, permettendomi di vedere il mare. Ma non solo, si vede la costa fino a Cesenatico…bello da togliere il fiato!

E’ veramente un luogo eccezionale. Alla struttura non manca nulla, piscina, campo da tennis ecc.. ma la cosa che più colpisce è la cura dei dettagli.

Questa struttura nasce nel 1564 ed è stata subito destinata ad un convento di Frati cappuccini. Osservando il chiostro se si usa un po’ di fantasia sembra di vederli camminare sotto il loggiato o prendere l’acqua dal pozzo. Vi voglio dire la verità, una mia amica ha subito pensato a Biancaneve 😊, la scena iniziale quando sul pozzo canta come un usignolo, e dice ‘ Ogni desiderio può il pozzo soddisfar’ e poi parla del suo sogno di incontrare l’amore… essendo una location che viene spesso usata per matrimoni, la scelta sembra azzeccatissima e nel dubbio anche io ho espresso il mio. D’altra parte le favole sono fatte per sognare ed il luogo stimola molto la fantasia. La mia sensazione è stata subito quella di trovarmi in una fiaba.

Dettaglio non da poco è rappresentato dalla presenza di una chiesetta consacrata all’interno della struttura che da quest’anno i nuovi proprietari hanno fortemente voluto renderla visitabile dalla comunità e dai turisti. Una chiesetta veramente bella e curata in cui sono ancora presenti molti dettagli cinquecenteschi come il palco da dove si officiava la predica oltre a statue e pitture ecclesiastiche. Una curiosità…questa chiesetta è privata, non di proprietà della chiesa, e sinceramente non so quante ne esistano in giro, di sicuro é una particolarità che lascia di stucco.

Recentemente è stata anche detta la messa per festeggiare la riapertura ed il restauro di questo luogo sacro.

Se devo essere sincera ho perso un po’ l’orientamento tra piano primo, interrato e piano di mezzo. Essendo costruita in collina, è stravagante entrare dal livello del giardino per poi rendersi conto di trovarsi al primo piano…l’orientamento non è il mio punto forte ma vi garantisco che senza ‘guida’ il primo impatto disorienta.

Mi hanno fatto impazzire le cellette usate dai frati per la notte e sono andata fuori di testa per le grotte. Sì, le grotte! Pare che Gradara fosse tutta collegata da questi cunicoli sotterranei che poi nel tempo sono stati chiusi ed isolati ad uso esclusivo delle varie proprietà.

Quando ero piccola mio babbo mi raccontava sempre che dalla Rocca Malatestiana di Cattolica partivano questi cunicoli che arrivavano sotto terra fino al castello di Gradara, che venivano usate in caso di attacchi.

A Cattolica, vicino alla Rocca Malatestiana, alcune grotte e cunicoli sono tuttora visitabili.

Parlo da profana. Non sono una storica ma di sicuro queste storie fanno parte della mia infanzia e non mi sembrano possibilità così del tutto assurde.

Probabilmente, a parte la chiesetta, non sarà possibile fare il ‘giro turistico’  del Conventino ma sicuramente ci sarà la possibilità di averne un assaggio partecipando agli eventi che si organizzeranno prossimamente come apericena o matrimoni e chissà, magari sarà possibile anche pernottare.  

Sicuramente vi consiglio, se ne avrete la possibilità, di farci un pensierino. Solo la vista da sopra la vigna vale tutto!

Ci vediamo in giro!

PALAZZO DEI PRINCIPI E ANTICA STAMPERIA

Palazzo dei Principi nello sfondo
Insegna dell’antica stamperia

 

Ci sono quei posti che catturano la nostra curiosità ma, per un motivo o per un altro, se ne rimanda sempre la visita.

Parlo, per noi, del palazzo dei Principi di Carpegna. Un palazzo tuttora abitato dalla principessa Clara (che abbiamo conosciuto) e dalla sua famiglia. 

Carpegna è stata ‘la regina del Montefeltro’ e  nel 1600 circa, I duchi hanno voluto la costruzione di questo palazzo come simbolo del loro potere, oltre ad avere una  più moderna concezione di difesa dai possibili attacchi. 

La storia della famiglia e dei suoi discendenti ci ha molto appassionato tra parentele importanti, ideologie all’avanguardia di alcuni e curiosità. A me, tra le ‘curiosità’, ha colpito molto il modo di servire i pasti ufficiali e di come questa usanza si sia modificata nel tempo, fino alla nostra concezione di pranzo.. 

Le cucine che catapultano in un film in costume. Ovviamente tutta pietra, forni e pentoloni, io l’ho trovata molto bella.

Cucina del Palazzo (ovviamente quella originale)

 

Il palazzo molto ben tenuto e comunque bisogna sempre tenere presente che no è un museo ma abitato tutt’ora. 

La Guida (riduttivo chiamarlo così) veramente speciale, Fabio, molto preparato e dinamico, non ci ha permesso di distrarci, eravamo tutti catturati dal suo racconto. Disponibile anche a rispondere a curiosità ‘fuori copione’. 

Non entro nella storia del palazzo per rispetto a chi è più preparato ma vi garantisco che merita.

 Abbiamo scoperto, in un secondo momento, che vengono organizzate anche visite guidate abbinate all’antica stamperia. 

 

Noi l’avevamo già ‘visitata’ in precedenza e ci ha molto rapito questa attività che si tramanda da 6 generazioni.  Ci ha raccontato il proprietario, che appartiene all’ultima generazione, che secoli fa, i suoi avi, sono stati invitati a Carpegna dalla Toscana per fare questo lavoro.

Siamo capitati nel negozio/laboratorio senza alcuno scopo ed il titolare ci ha ammaliato con la sua arte. Ci ha fatto vedere gli stampi e come si producono, ci ha spiegato i colori (interamente fatti da loro) come sono fatti e il motivo dell’uso di alcuni ingredienti. Ci ha fatto vedere dove e come si tingono i tessuti. È stato veramente speciale. Uscite dall’idea di trovare solo cose classiche. Ripenso tutt’ora ad una meravigliosa tovaglia in lino grigio con stampa bianca… 

Veramente un luogo speciale che fa riflettere anche sul tempo ed a come siamo abituati al tutto subito. Pensate che per fare uno stampo, il legno viene fatto stagionare per anni prima di potere procedere all’intaglio.

D’altra parte, a volte, girando, succede anche di fare riflessioni sui nostri attuali stili di vita..

Ci vediamo in giro!